Milo, Molyneux parla della cancellazione

di Redazione Commenta

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Durante una lunga ed interessante intervista con 24/7, Peter Molyneux – il quale ha recentemente lasciato Microsoft e Lionhead – ha parlato di Milo, l’ambizioso progetto che venne mostrato all’E3 2009 come tech demo per il Kinect, e che sarebbe dovuto diventare un gioco a tutti gli effetti, se solo non fosse stato cancellato.

Microsoft giustifica la cancellazione del gioco semplicemente ritenendo che si trattasse solo ed esclusivamente di un prodotto dimostrativo ideato per Kinect, ma Molyneux non è dello stesso avviso, a giudicare dal grosso numero di idee ed ambizioni che aveva riposto nel gioco completo. “Non c’erano problemi tecnici per il fatto che il gioco fosse troppo hi-tech” ha spiegato Molyneux, “è stato tutto un problema di concept. L’industria odierna non è pronta per giochi di questo genere“.

Proprio così: l’industria odierna non è pronta per giochi di questo genere, sostiene Molyneux. Affermazioni che ricordano e in parte sposano quelle fatte da Hideo Kojima diversi mesi fa, quando dichiarò che l’odierna industria dei videogame è fondata sempre sul ripetersi delle stesse idee e sulla rielaborazione dei medesimi sistemi di gioco.

Il mondo dei videogiochi di oggi non è ancora pronto per un prodotto dalle emozioni così forti. Immaginare il gioco negli scaffali dei negozi, accanto agli altri, è stato il vero problema. Milo era un concept sbagliato per l’industria di oggi. Forse un giorno qualcosa cambierà” ha proseguito Molyneux.

Quello che volevo fare, era narrare una storia che vi ricordasse l’infanzia, e che così vi facesse emozionare. Abbiamo tutti fatto le stesse cose da bambini, come ad esempio festeggiare per essere riusciti a fare qualcosa per la prima volta. Amavo l’idea di realizzare un gioco su questo“.

Molyneux ha infine aggiunto che parte dei sistemi sviluppati per Milo sono stati rielaborati e riutilizzati su Fable: The Journey: “dentro a The Journey troverete un po’ della tecnologia sviluppata per Milo, ma gli mancherà quella celebrazione della gioia e dell’infanzia che Milo doveva essere“.


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