Immaginate di trovarvi presso un varco oltre al quale temete possano arrivare i nemici. Avete poche munizioni e nessuna erba curativa, ma potete contare su un alleato che vi aiuti nella battaglia. Trattenete per un attimo il respiro e decidete finalmente di attaccare: i nemici schizzano fuori a frotte e vi assaltano. Vi sareste aspettati che, una volta incamerato il colpo nella pistola, questi ultimi corressero a ripararsi dai vostri proiettili, essendo anche loro dotati di armi da fuoco.
Invece non lo fanno. Sono lì immobili, fermi, cercano di colpirvi, al massimo di corrervi incontro. Sono nient’altro che bersagli mobili poco intelligenti.
E la vostra alleata, Sheva, è di fianco a voi, ma anche i suoi movimenti, le sue strategie, sono poco credibili e troppo evidentemente legati ad una meccanica programmata in precedenza, poco dinamica, nuda e cruda. I nemici sono sì bersagli mobili, ma la vostra alleata – senza la quale non potete proseguire la missione – non è da meno, e spesso vi metterà in difficoltà. Non basta la sfida di dover sopravvivere: c’è anche quella di fare da badante alla vostra compagna d’armi.
Questo era Resident Evil 5, e questo è – in sostanza – tutto quello che non dovrebbe più accadere in Resident Evil 6. O perlomeno così assicura Capcom.